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  • Giulio Scrinzi
    Giulio Scrinzi

    Le auto più belle del simracing: Brawn GP 001, la regina del 2009

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    Un’altra monoposto vincente, un’altra regina che ha fatto la storia della Formula 1: dopo la F2007 di Kimi Raikkonen, oggi vi racconteremo la storia della Brawn GP 001, unica vettura della scuderia Brawn Grand Prix che gareggiò nel Mondiale 2009 mettendo in cassaforte sia il Titolo Piloti con Jenson Button che quello Costruttori, grazie all’aiuto fondamentale del compagno di squadra Rubens Barrichello.

    BRAWN GP 001: DALLE CENERI DELLA HONDA

    La Brawn GP 001 nasce dalle ultime vicende del team ufficiale Honda F1: tornata nel Circus come reparto corse a sé stante nel 2006, la Casa giapponese passò dal quarto posto assoluto in quella stagione al nono quando il Campionato 2008 volse al termine. La situazione non era certamente rosea e questo portò i vertici della factory di Tokyo a mettere in vendita il team, annunciando di fatto il termine dell’avventura nella massima serie automobilistica.

    Nel frattempo, però, la Honda continuò a sviluppare la monoposto sulla quale già a metà stagione 2008 aveva riposto grandi speranze, la RA109: i presupposti erano buoni e ciò convinse il team principal Ross Brawn a rilevare l’intero reparto corse per fondarne uno tutto suo, con il nome di Brawn Grand Prix Limited. Al suo fianco si sarebbe schierato l’ex-CEO Honda Nick Fry, mentre a capo del progetto chiamato “Brawn GP 001” – che continuò quanto fatto fino a quel momento sulla RA109 – fu assunto Loic Bigois come aerodinamico.

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    BRAWN GP 001: DIFFUSORE “DOUBLE-DECKER” E MOTORI MERCEDES

    Fin dai primi sviluppi la nuova nata in casa Brawn GP sembrava davvero promettere bene: il telaio era un monoscocca a nido d’ape in fibra di carbonio e poteva contare su sospensioni attive e su un potentissimo motore Mercedes-Benz FO108W, ottenuto grazie a un’importante partnership con la Casa della Stella. Rispetto a quella impiegata sulla Force India dello stesso anno, però, l’unità della 001 utilizzava un cambio semi-automatico fatto in casa, che aveva mantenuto bassi i costi di progettazione.

    Allo stesso tempo il propulsore della Brawn GP 001 era privo di KERS, ritenuto non indispensabile da Ross Brawn proprio per non aumentare ulteriormente le spese e il peso complessivo della vettura: quest’ultimo, infatti, era già gravato da una complessa serie di modifiche al retrotreno volta a ripristinare il basso centro di gravità che, con il motore Mercedes, si era alzato portando squilibrio tra i due assi.

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    Questi scompensi furono poi ulteriormente migliorati da una ricerca aerodinamica sopraffina e innovativa, che introdusse un nuovo diffusore posteriore chiamato “double-decker” poi (inutilmente) contestato dalle squadre avversarie. Assieme all’imponente alettone al retrotreno la Brawn GP 001 era in grado di risucchiare più velocemente il flusso dell’aria dall’avantreno, incanalandolo poi in maniera più efficiente verso la sezione Venturi sfruttando il fondo come le vetture ad “effetto suolo” degli anni 70-80.

    Questo sistema dava alla 001 un vantaggio incredibile in condizioni atmosferiche ottimali con temperature mediamente elevate, mentre quando pioveva o faceva freddo l’eccessivo flusso d’aria comportava qualche problema di troppo nel momento di andare a tenere calde le gomme. Quest’ultime, tra l’altro, non erano più scanalate come nella stagione precedente ma erano di nuovo Slick e dovevano funzionare con un corpo vettura più largo e basso all’avantreno (a livello dell’ala anteriore) e più stretto e alto al retrotreno (per quanto riguarda l’alettone posteriore), una scelta voluta per ridurre le turbolenze generate in scia al fine di facilitare i sorpassi durante la gara.

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    BRAWN GP 001: UNA STAGIONE PRIMA IN ATTACCO E POI IN DIFESA

    Con delle innovazioni davvero interessanti a disposizione, la Brawn GP 001 diede prova delle sue capacità già dai primi test pre-season, in cui la coppia Jenson Button e Rubens Barrichello centrò più volte il miglior tempo di giornata sorprendendo il resto della griglia. Le altre squadre la accusarono di utilizzare delle componenti non conformi al regolamento proprio come la Toyota TF109 e la Williams FW31, ma dopo accurate indagini la FIA mise a tacere ogni appello considerando le vetture “con diffusore” perfettamente omologate.

    Se vogliamo l’unico difetto della 001 prodotta dalla Brawn GP era dato dalla poca abbondanza di sponsorizzazioni (ne arrivarono alcune giusto in tempo per l’inizio della stagione) e, quindi, di fondi per lo sviluppo, che alla fine permisero di realizzare solamente tre telai: uno per Button, uno per Barrichello e un terzo come scorta. Senza troppi chilometri sulle spalle, l’esordio nel Campionato di Formula 1 2009 fu scoppiettante: sulla pista australiana di Melbourne i due piloti fecero subito doppietta e continuarono a centrare ottimi risultati a ripetizione fino a circa metà stagione, quando l’usura delle componenti cominciò a ridurre le prestazioni delle vetture.

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    I primi aggiornamenti aerodinamici arrivarono al Gran Premio di Spagna, ma nonostante tutto la Brawn GP 001 non riuscì comunque a tenere il passo della concorrenza e, dall’appuntamento inglese di Silverstone, dovette correre in difesa contro la sempre più competitiva Red Bull di Sebastian Vettel. Il punto più basso della scuderia fu toccato all’Hungaroring, ma fortunatamente l’essere andato sempre a punti consentì a Jenson Button di chiudere i giochi alla penultima gara di Interlagos, dove conquistò non solo il Titolo Piloti (il suo unico in carriera) ma anche quello Costruttori con l’aiuto di Barrichello.

    Il grande risultato ottenuto da un reparto corse messo in piedi solamente un anno prima fu eccezionale, ma non fu sufficiente a continuare l’avventura nella massima serie automobilistica: il 16 novembre 2009, infatti, la Mercedes-Benz ufficializzò l’acquisizione della Brawn GP che venne rinominata per l’occasione Mercedes GP con al comando sempre Ross Brawn. I due piloti, invece, vennero sostituiti dal giovane Nico Rosberg e dal rientrante Michael Schumacher… ma questa, ovviamente, è un’altra storia.

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    • Raymondzer


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