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    DrivingItalia review: RSS GT1 Championship (Assetto Corsa)

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    Uscita poco prima dello scorso Natale, è la mod che più di tutte ha conquistato l’attenzione nell’ultimo periodo; è il pack del momento, che fa discutere (per il prezzo soprattutto) ma che convince sempre più appassionati. Stiamo parlando dell’ultima fatica del gruppo RSS: il GT1 Championship. Noi di DrivingItalia non potevamo di certo farcelo sfuggire e quindi siamo scesi in pista con ansia e curiosità per scoprirlo, sviscerarlo e divertirci come, vi anticipo, non succedeva da qualche tempo a bordo di mod di questo livello.

    Tre vetture, una più iconica e pazzesca dell’altra: RSS Ferruccio GT1, RSS Tornado GT1 e RSS Vortex GT1. I nomi non vi dicono niente? Normale, giacché sono frutto della fantasia dei ragazzi del Race Sim Studio, per ovviare a eventuali problemi di copyright. Sotto questi nomi fittizi, però, si celano tre delle auto da corsa di fine anni ’90 e inizio 2000 più belle, esagerate e stravaganti. Facendo riferimento all’ordine in cui le ho citate, abbiamo la sinfonica Ferrari 550 Maranello, la brutale Lister Storm e la pazzesca Dodge Viper, tutte facente parte della defunta categoria GT1. Bisogna ammetterlo, già solo i nomi fanno venire voglia di comprare la mod e buttarsi a capofitto in pista, soprattutto se all’epoca in cui queste vetture spadroneggiavano sulle piste, ci si è innamorati dei suddetti bolidi. Ma saranno davvero così ottime sotto ogni punto di vista? O ci sono dei margini di miglioramento? Non resta che andare con ordine e passare col radar queste tre fantastiche auto accattivanti.

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    GRAFICA: per questo primo aspetto, così come per il sound, ho deciso di raggruppare le tre auto, perché in entrambi i casi è stato fatto un buon lavoro. Per quanto riguarda il “lavoro di superficie", il team RSS è sempre tra i migliori e offre mod davvero di altissimo livello, quasi al pari con gli originali Kunos. E anche questa non è da meno: siamo di fronte, infatti, a un lavoro certosino, col quale si è saputo rappresentare e riprodurre fedelmente tutte e tre le auto, sia dentro sia fuori. Niente sbavature, niente problemi con le texture, che in qualsiasi condizione luminosa sanno impressionare (e se siete amanti della fotografia, sappiate che danno grandissime soddisfazioni!). I modelli, infatti, sono stati quasi “levigati” da tanto è precisa e pulita la forma; la sagoma, ma anche i particolari, sono stati riprodotti con maestria e quindi, in generale, sono delle meravigliose mod da vedere. Anche gli interni emozionano: la qualità è eccezionale e si possono notare vari particolari, che non possono che far piacere a qualsiasi sim racer. La Ferruccio è ovviamente bellissima, lunga ma allo stesso tempo proporzionata. La Tornado è, giustamente, strana, originale nelle forme, forse non bella ma colpisce e rimane in mente; diciamo che punta più alla sostanza che non all’estetica. Infine, la Vortex, che con le sue curve tondeggianti è sinuosa, ma nonostante ciò, grazie ai fari prominenti e al retro scavato, sa essere anche molto aggressiva e... mordente direi.

    SOUND: se quindi è stato appurato che a livello grafico non ci sono imperfezioni, a livello di sound il lavoro fatto è altrettanto buono. Abbiamo, quindi, una Tornado che emette suoni, sia interni sia esterni, credibili, acuti e alle volte sgraziati, con i bassi giusti e gli alti pure. D’altro canto, però, la Ferruccio avrebbe meritato un sound, che deriva dal V12, più graffiante e incisivo, in particolar modo quando si va più su con i giri. In generale, però, è un buon suono quello che esce dall’auto italiana e, cosa più importante, non fa storcere il naso (o meglio le orecchie) anche agli amanti della vettura suddetta. Discorso simile alla Tornado, invece, per quanto riguarda la Vortex che, grazie al suo V8 americano, regala il classico borbottio ai regimi più bassi, salvo poi infervorarsi (è pur sempre un aspirato) salendo di giri e avvicinandosi alla “zona rossa”, dove emette un sound più acuto e aggressivo. Anche in questo campo, quindi, ci siamo: in particolare ciò che fa la differenza sono i dettagli che si possono udire nei vari frangenti, come per esempio quando prendiamo un cordolo ad alta velocità e si sentono i tremolii, oppure l’innesto delle marce, molto suggestivo e realistico.

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    FISICA/HANDLING: qui il discorso cambia e, seppure sia possibile fare un ragionamento generico, è bene suddividere l’argomento in base alle tre vetture del pacchetto. Partiamo dalla più classica del trio, la rinomata e meravigliosa Ferruccio GT1. Se di grafica e sound abbiamo già parlato, è bene ora approfondire quello che maggiormente ci interessa, ossia come si comporta in pista. Scelgo Spa-Francorchamps, un tracciato notoriamente non proprio semplice, ma che in via teorica dovrebbe calzare con la grande potenza della vettura italiana. A scopo puramente dimostrativo, esco dai box, la prima volta, con il setup di default: ebbene, già dopo pochi metri ciò che sorprende è l’accuratezza del force feedback. Non solo è graduale e poderoso ma è soprattutto preciso (mi permette di piazzare le ruote dove voglio io) e accurato, tant’è che di primo acchito sembra di guidare un’auto made in Kunos. Menomale che il FF è così valido, perché la Ferruccio GT1, dall’alto dei suoi 600 cavalli non è l’auto più stabile e docile del mondo, in particolar modo in staccata, dove vuole prepotentemente andare in sovrasterzo e mandare in fumo (letteralmente) le gomme. I primi giri, quindi, sono all’insegna della continua e costante ricerca dell’assetto migliore, che mi permetta di godere appieno dell’auto, certo che mi sorprenderà una volta messo tutto a punto. E dopo alcuni minuti, così è: intervenendo su vari parametri (estensione e compressione delle molle su tutti) la Ferruccio diventa più stabile; il posteriore non è più così ballerino e mandando per bene in temperatura le gomme si possono portare a termine giri su giri al cardiopalma. Bene, mi dico, la simil-Ferrari è davvero ben fatta, divertente al punto giusto ma ancor di più è avvincente: guidarla in maniera veloce non è difficile dopo tutto, anzi, è ben piantata a terra, ma quando si deve spingere vicino o oltre il limite, diventa intrigante ed emoziona. Il tutto, con un modello fisico credibile e valido, sia per quanto riguarda il tyre model sia per le sospensioni e per lo spostamento dei pesi. Appurato che la fiammante GT1 italiana è un bel gioiellino, cambio pista (si va a Laguna Seca) e soprattutto scelgo la seconda auto, la Tornado. Ricordo i bei tempi di Gran Turismo, il quale, checché se ne dica, ha fatto conoscere a milioni di persone il mondo delle auto, Lister Storm, perdonatemi - Tornado GT1- compresa. Poiché molta è la curiosità che mi pervade, rompo gli indugi e scendo in pista: anche in questo caso, assetto di default e vediamo cosa succede. Ebbene, come accaduto per la Ferruccio, resto positivamente colpito dal force feedback, ma ancor di più dallo sterzo morbido e preciso della vettura inglese. Grazie a queste sue caratteristiche guidare la Tornado è uno spasso e pennellare le ingannevoli curve del circuito americano è qualcosa di assolutamente eccitante. Vien quasi voglia di non smettere mai e questo è sicuramente un lato positivo. Mai positivo però come il cambio sequenziale in dotazione alla macchina: merita davvero di essere sfruttato con una periferica ad hoc, perché non solo è realistico nel sound, ma è caratterizzato, come nella realtà, da un leggero ritardo nella cambiata, il che rende l’esperienza ancor più soddisfacente. Laguna Seca però, non è una pista che si addice moltissimo a queste vetture così potenti, allora cambio completamente, optando per Silverstone. Cambiando circuito, l’assetto della vettura, che in precedenza sembrava calzare a pennello con la pazzia della pista, si dimostra essere meno adatto e quindi, anche in questo caso, è necessario intervenire sul setup per guadagnare decimi di secondo importanti. Il che non è per nulla un fattore negativo, anzi, rispecchia la fedeltà e precisione con cui è stata riprodotta quest’auto da corsa.

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    Ultima, ma non da meno, è la mostruosa Vortex GT1, la “vipera”. Sorge spontaneo porsi un paio di domande: è bella da guidare? Non perdona il minimo errore? La risposta è: sì, a entrambe. Perché sulle ondulazioni del circuito toscano, il mitico Mugello, la Vortex si dimostra fin da subito una macchina bella tosta da guidare al limite. Sarà il telaio, sarà il possente V8 sotto il cofano che sprigiona una potenza inaudita, sarà la trazione posteriore; sta di fatto, che la vettura americana non perdona, ma cavoli, quanto diverte. Anche qui il lavoro fatto sul modello fisico è davvero fantastico: forse solo l’aerodinamica è da migliorare, in quanto a tratti l’auto sembra un filino troppo incollata al terreno. Si tratta, tuttavia, di inezie che nel 90% dei casi non comportano grossi problemi o grattacapi irrisolvibili, basta un po’ di pazienza ai box. Ciò che sorprende della Vortex è la grande manovrabilità, soprattutto in curvoni lunghi e veloci: da del filo da torcere alla Ferruccio e non solo sul giro cronometrato ma anche da un punto di vista emotivo, perché diverte... oh sì che lo fa. A differenza dell’italiana però, che una volta settata per bene, è affilata come la lama di una katana, la Vortex deve essere padroneggiata e non permette di esaltarsi facendo curve precise come un compasso. Se quindi siete amanti della perfezione, la Vortex vi lascerà con l’amaro in bocca, ma se, invece, foste in cerca di emozioni e qualche controsterzo in più, allora farà sicuramente al caso vostro.

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    CONCLUSIONI: Alla fine delle prove non si può che rimanere soddisfatti e piacevolmente stupiti da queste tre grandi vetture da corsa. Oggettivamente parlando, poi, vorrei far notare il grande lavoro riguardante il modello fisico, con la gestione delle sospensioni davvero ottima, così come quella degli pneumatici. Ai box, inoltre, ci sono decine e decine di parametri su cui intervenire per migliorare l’assetto e questo è importante, se non addirittura fondamentale dato che il setup di default è alquanto proibitivo e inutile sulla maggior parte delle piste. Diciamo che è un buon setup se si vuole fare una breve esperienza con le auto, ma nel momento in cui si vuole spingere, bisogna necessariamente cambiare (e non di poco) alcuni valori.

    Domanda finale da un milione di miliardi di euro (niente dollari, siamo in Europa): vale davvero la pena di comprarla e spendere 15€? Beh, anzitutto, tenete conto che non solo si ha diritto a riscattare immediatamente queste vetture ma si potranno scaricare in futuro altre tre auto. Se vogliamo, quindi, il prezzo a vettura scende a 2,50€, in linea con le altre mod a pagamento. Oggettivamente, poi, siamo di fronte ad un lavoro davvero ottimo, su quasi ogni aspetto, dalla grafica alla fisica, che non sembra per nulla pastosa, fittizia o irragionevole. Al contrario, permette di cimentarsi in ore di guida senza stancarsi o, peggio ancora, stufarsi; unica pecca l’assetto e, a essere pignoli, la gestione dell’aerodinamica in alcuni piccoli momenti. Di sicuro saranno costantemente aggiornate quindi sì, valgono il prezzo che costano, perché dietro c’è stato un gran lavoro e nulla (o quasi) è stato tralasciato. Ovviamente la decisione finale spetta sempre al consumatore, e quindi dovrete decidere voi se spendere dei soldi oppure trattenerli in tasca. A voi l’ardua scelta!

    A cura di Mauro Stefanoni 

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