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    Speciale: alla scoperta delle Highlands (parte 2)

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    Altro giorno, altri circuiti e altre emozioni. Protagoniste dello speciale di oggi sono le due varianti più veloci e classiche delle Highlands; a bordo di nuove e spumeggianti vetture cercheremo di capire se effettivamente i ragazzi alla Kunos sono riusciti a creare da zero il più bel circuito al mondo. Sarà davvero all’altezza delle aspettative? Per scoprirlo non vi resta che proseguire nella lettura.

    Esplorare la Scozia (anche se fittizia) non è mai stato così piacevole e non capita tutti i giorni di avere a disposizione decine di auto, tutte riprodotte fedelmente e belle da guidare, con cui macinare chilometri su piste originali e ben ideate. Bisogna ammettere che in casa Kunos sono bravi a tenere sempre alto l’hype, sia per le auto sia, come in questo caso, per le piste ed è risaputo che credono molto in questo progetto. Per questo motivo io, e molte altre persone, abbiamo grandi aspettative. Le varianti che esaminerò oggi sono le due sulle quali Massarutto e company hanno puntato maggiormente; la prima, quella che attribuisce il nome a tutte e quattro le piste è la Highlands, che misura ben 8 Km e poco più di lunghezza. La seconda invece, denominata “Long”, supera i 12 Km, con saliscendi e asfalto perennemente sconnesso; è una pista da “Braveheart”, giusto per restare in tema scozzese. Curioso di assaggiare l’asfalto di Highlands, senza indugi scelgo la Porsche 911R ed entro in pista, più carico che mai.

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    Fin da subito capisco che sono di fronte a un circuito veloce, dove superare i 200 Km/h, è davvero un gioco da ragazzi, tanto incita a schiacciare sull’acceleratore, qualunque auto stia guidando. Dopo poche curve il binomio Highlands/911R sembra già perfetto: il sussultare dell’asfalto sconnesso non impaurisce la mia Porsche che invece si adatta e percorre con fermezza e tenacia ogni chilometro. E’ senza ombra di dubbio un’auto da manuale, pura, che non tradisce né gioca brutti scherzi, nemmeno su un asfalto tortuoso come questo. Ha 500 cavalli, derivanti da un 4.0L aspirato che canta come una meraviglia; spinge fino al limite, vicino agli 8500 giri e non c’è mai mancanza di potenza. Cosa potrei volere di più su un circuito d’altri tempi come questo. Ebbene sì, amici miei, alla Kunos, sono riusciti a trasportare in game, l’essenza di quei circuiti spericolati sui quali correvano le auto di Formula Uno (e non solo) negli anni più remoti. Ci sono istanti in cui è possibile fiondarsi a tavoletta, con l’auto che saltella di qua e di là, per poi frenare aggressivamente prima di affrontare curve rotonde e veloci, ma anche più lente e tecniche. Non mancano neppure tratti ostici, dove persino la stabilità del cavallino di Stoccarda è messa a dura prova; nonostante ciò le sospensioni lavorano benissimo ed è davvero intuitivo mantenere o, talvolta, riprendere il controllo. Secondo me, però, il punto più importante è il seguente: Highlands è circondata da un’atmosfera vintage, quasi eroica, con tutti quei prati cosparsi di sassi e mura diroccate. Prima ancora di essere una pista bella dal punto di vista meramente tecnico, è un concentrato di emozioni che sul 90% dei circuiti odierni mancano; questo è il bello, trasuda emozioni. Solo dopo-e non è un fattore negativo in questo caso- è anche un tracciato bello, che combina sapientemente alta velocità e curve più lente. A essere pignoli, l’unica caratteristica che mi ha fatto storcere il naso fin dall’inizio è la larghezza della strada, che risulta un po’ troppo dispersiva in alcuni frangenti.

    Le cose cambiano quando abbandono la Porsche per “salire a bordo” della super competitiva McLaren 650S GT3, e partecipare a una gara offline, con avversari settati al 100% di difficoltà. Qui capisco le motivazioni che stanno dietro la scelta di creare una pista così larga in alcuni punti: si evitano ingorghi caotici, ci si può affiancare anche in terza fila e i sorpassi all’esterno, più spettacolari, sono garantiti. Questa scelta è a maggior ragione azzeccata se si fa un asfalto così sconnesso. Se non si presta attenzione, è facile perdere il controllo con delle vetture rigide quali le GT3, e basta una sbandata per mandare in fumo anche la gara di qualche avversario innocente. Con un tracciato largo, però, il rischio di venire a contatto è minore (se si rispettano le distanze ovviamente) e il fatto che le barriere siano messe subito oltre il bordo pista aiuta ancora di più. In definitiva questa versione, chiamiamola, “originale” di Highlands ha centrato il suo scopo: diverte, sia in gara sia in pratica, e stupisce. Attenti ai sobbalzi però, soprattutto nel lungo rettilineo “Cabhag” in discesa.

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    Ultima variante, ultima sfida. È il momento di testare la versione definitiva di questo pacchetto di circuiti, la tremenda Highlands Long. Per farlo mi affido a due vetture che non vedranno mai l’asfalto nero di una strada trafficata: la scellerata Mercedes Sauber C9 e la “iper”, non servono altri aggettivi, Ferrari FXXK. La prima è un concentrato di follia a quattro ruote, e su questo terreno movimentato è un vero portento da domare. A differenza di ciò che temevo, però, non è ingestibile, serve prudenza in alcune occasioni e quel pizzico di sana, decerebrata pazzia sui curvoni veloci, che mi permette di tenere affondato il pedale del gas. Passare, o meglio, sfiorare le rocce a oltre 260 chilometri orari è spettacolare e delirante allo stesso tempo, basta un millisecondo ed è fatto il patatrac. Sui due rettilinei scoscesi è ancora più rischioso: serve quel mix di leggerezza sull’acceleratore e caparbietà, ma una volta raggiunti i 355 Km/h e mantenuto il controllo è come essere sulle montagne russe più squilibrate del mondo. Con la FXXK, invece, è più semplice il compito. Certo, sui dossi è instabile anche lei alle alte velocità, ma le curve cieche e lunghe che prima trovavo ingannevoli, ora sono più digeribili. Forse per via della maggior conoscenza del circuito stesso o forse perché la Ferrari è composta e sia nelle curve medio - veloci, sia in quelle lente è letteralmente incollata a terra. Non dimentichiamoci poi del V12 da 1000 e più cavalli che urla all’impazzata e fa da colonna sonora hard rock, e che col suo vigore riempie i silenzi della natura incontaminata. Ora, dopo aver guidato due macchine velocissime ma diverse, sento che la pista mi ha trasmesso sempre le stesse emozioni... e che emozioni! Lo stare in bilico sull’asfalto impervio e lo sfrecciare ad andature folli rendono questa esperienza fantastica. Il bello è che si può percorrere questo e gli altri tre circuiti in modo tranquillo, fingendo di essere nelle vere Highlands; impostando l’ora del giorno verso il tramonto si gode di alcuni scenari davvero spettacolari e la pista ritorna allo stesso modo sensazioni impagabili. Oppure si può fare alla maniera più consona, quella cioè che la pista stessa suggerisce, in modo quasi subdolo; se l’asfalto potesse parlare, sussurrerebbe di andare veloce, di spingere sempre più, perché questo è il modo migliore affinché si possa godere appieno dell’essenza del circuito in questione. L’unica pecca, se così vogliamo definirla, è la mancanza di una curva indimenticabile: infatti, se da un lato emotivo Highlands Long è un esperimento riuscito alla perfezione, da un lato più squisitamente oggettivo manca qualcosa. Manca un’Eau Rouge o un Cavatappi che l’avrebbero resa davvero unica, perfetta. Lo è quasi, questo è vero. Kudos ai Kunos, quindi, perché le sensazioni al volante sono ottime ed è una pista molto esaltante, però questa mancanza un po’ si sente. Una cosa è certa, tuttavia: alla lunga non stanca mai, anzi, più si guida più si colgono quelle sfumature che rendono Highlands Long coinvolgente, ma soprattutto si coglie quello che è lo scopo del tracciato, emozionare.

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    Al termine di queste giornate di prova, mi sento notevolmente soddisfatto e credo che oltre il risultato su schermo ci sia dietro un lavoro enorme e pieno di passione; un lavoro che ha portato ad avere su uno dei migliori simulatori di guida in circolazione, un mix di circuiti fantastici e adrenalinici, cosa che - ripeto - alla maggior parte dei circuiti “Tilkiani” odierni manca. E' stato all'altezza delle mie attese? Assolutamente sì, e non vedo l'ora di provare altre auto e macinare migliaia di chilometri "virtuali".

    A cura di Mauro Stefanoni

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