In una intervista a Motorsport, Toto Wolff, team boss della Mercedes F1, ha spiegato come si prepara al simulatore una gara di Formula 1 su una pista sulla quale non si è mai corso e per la quale, quindi, non ci sono i preziosissimi dati storici da utilizzare e confrontare, anche per porre le basi dell'assetto della monoposto.
Come ci si prepara ad un weekend su una nuova pista?
“Il primo passo nella preparazione per il GP di Francia è stato quello di generare mappe precise del tracciato, che ha un giro di 5.842 km (composto da 15 curve, sei a sinistra e nove a destra). Il modo più semplice è ricavare le mappe dai disegni tecnici del circuito, conoscendone i bordi e la topografia. Tuttavia, la maggior parte delle squadre in questi giorni proveranno a utilizzare le mappe Lidar (Light Detection and Ranging) generate dal laser, che sono ancora più accurate”.
A questo link trovate la spiegazione dettagliata del sistema Lidar, utilizzato per la realizzazione di tracciati di numerosi simulatori professionali da competizione.
“Oltre all'elevata precisione, le mappe di Lidar offrono un altro vantaggio: contengono tutte le caratteristiche visive dell'area. Sono state utilizzate per il simulatore Driver-In-Loop (DIL, utilizzata ad esempio da rF PRO) poiché forniscono ai piloti il riconoscimento visivo per abbinare ciò che vedranno nella realtà”.
“Il team ha anche bisogno di mappe accurate per altri strumenti di simulazione, che raccolgono dati ed elaborano i numeri fornendo agli ingegneri una direzione iniziale su come affrontare il weekend. Su un circuito ben conosciuto queste simulazioni utilizzano anche i dati storici ricavati sul tracciato, su una nuova pista le simulazioni sono derivate dai giri DIL”.
“Gli ingegneri di Formula 1 non approcciano un nuovo circuito dicendo ‘questa è una pista con grandi frenate’ o ‘questa è una pista con un lungo rettilineo’. Iniziano con lo studio dei dati che emergono impostando e configurando il simulatore in molti modi differenti, e si iniziano a definire i punti critici, come il carico delle ali. Quindi faranno molti giri con il simulatore utilizzando diversi livelli di carico dell’ala posteriore, bilanciando quello dell’ala anteriore e definendo quale configurazione sia la più performante”.
Quali altri fattori sono importanti nelle simulazioni?
“Si cerca, ad esempio, di capire quanto saranno impegnative le staccate, in modo da poter definire il livello del raffreddamento dei freni e i conseguenti settaggi sul setup iniziale. Dalle nostre simulazioni la frenata non dovrebbe essere un problema al Paul Ricard”.
“È importante anche capire quali sono le irregolarità della pista, perché servono a determinare l’altezza minima da terra della monoposto in movimento. Più ondulazioni ci sono e maggiore è la necessità di avere un assetto morbido, che andrà a scapito delle prestazioni aerodinamiche”.
Ci sono alcuni elementi che la squadra non può simulare al meglio?
“Il bilanciamento della vettura non è semplice da replicare, cioé capire se e dove il pilota avrà sottosterzo o sovrasterzo. Questo perché il bilanciamento della monoposto ha molto a che fare con le temperature degli pneumatici, che a loro volta dipendono dalla velocità di percorrenza delle curve e dalle temperature ambientali. A volte gli ingegneri provano anche a trovare similitudini tra la pista nuova e alcune conosciute, cercando curve simili o riferimenti raccolti da tracciati con asfalto nuovo e con temperature simili a quelle che ci si aspetteranno”.