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  1. Un’altra monoposto, un altro gioiello della tecnologia proveniente dal mondo della Formula 1: cari appassionati di DrivingItalia, ben tornati nella nostra serie in cui andremo a vedere quali sono le vetture da corsa che hanno fatto la storia del motorsport e che oggi, fortunatamente, abbiamo il privilegio di poter guidare sui nostri simulatori. Dopo la splendida Formula V10 proposta da Automobilista, oggi vi presentiamo una monoposto che ha segnato un’epoca, sia per via delle sue forme, ancora oggi incantevoli, che per il suo motore, un poderoso V10 prodotto dalla Renault, e per le sue soluzioni ingegneristiche, al punto da essere stata soprannominata da molti come “l’auto venuta da un altro pianeta”. A quale ci stiamo riferendo? Gli appassionati della Formula 1 di inizi anni ‘90 avranno già capito: sì, è proprio lei, la Williams-Renault FW14B del 1992 vincente con Nigel Mansell, che poi si trasformò nella FW15C altrettanto iridata con Alain Prost al volante durante la stagione 1993. Da queste, poi, venne prodotta anche la FW16, al contrario tristemente nota per essere stata la bara di Ayrton Senna nel GP di San Marino del 1994. Ma andiamo con ordine… WILLIAMS-RENAULT FW14: CONTRO L’ARMATA McLAREN-HONDA Le origini della FW14B risalgono al biennio 1989-1990, durante il quale le prestazioni delle precedenti FW12C e FW13 avevano lasciato un po' di amaro in bocca al patron della Williams, Sir Frank Williams. Troppo alte, infatti, erano state le aspettative messe in campo dalla nuova partnership del reparto corse britannico con la Renault, la quale fornì i rinnovati RS01 da 3500cc, dei V10 di 65° da circa 650 cavalli, proprio per mettere una pezza ai disastrosi V8 di 90° marchiati Judd che equipaggiavano la FW12 del 1988. Il paragone con la MP4/4 di Ayrton Senna e le successive McLaren-Honda MP4/5, MP4/5B e MP4/6 non poteva reggere, per questo motivo nel 1991 venne avvertita la necessità di fare un ulteriore salto di qualità. Il primo passo fu quello di arruolare un nuovo talento per il reparto aerodinamico: si trattava del giovane Adrian Newey, appena lasciato a piedi a causa delle false promesse poste in essere dalla March Engineering (poi Leyton House). Fino ad allora l'ingegnere inglese aveva disegnato monoposto molto innovative ma allo stesso tempo fin troppo estreme nella messa a punto; oltre a ciò le scarse risorse economiche messe a disposizione dai vecchi datori di lavoro non gli avevano mai permesso di esprimere il proprio potenziale. Grazie alla nuova collaborazione con la Williams ed affiancato da Patrick Head, uno dei migliori direttori tecnici di sempre, Adrian potè così cominciare a sviluppare quella che sarebbe stata la FW14: una vettura avveniristica, competitiva ma anche facile da regolare e da guidare. WILLIAMS-RENAULT FW14B: UN’ELETTRONICA DA ASTRONAVE Una prima bozza del progetto venne presentata fin da subito a Nigel Mansell, il quale lo ritenne talmente valido da convincersi a rimandare il proprio ritiro dalle competizioni... a data da destinarsi. La nuova monoposto britannica avrebbe avuto a disposizione, in primo luogo, l’inedito propulsore Renault RS3C V10 da 3500cc con angolo di bancata tra i cilindri di 67°: in grado di sprigionare quasi 760 cavalli, la distribuzione era dotata inizialmente di valvole a richiamo pneumatico, associate in un secondo momento a tromboncini di aspirazione ad altezza variabile. Il telaio era un monoscocca in fibre composite e carbonio dalle forme molto morbide e proporzionate, che avrebbero lavorato in sinergia con una dotazione elettronica da riferimento. La FW14 del 1991, infatti, divenne ben presto la base della successiva FW14B del 1992, la quale nascondeva “sotto il cofano” tutti quegli assi nella manica che l’avrebbero resa vincente nelle mani di Mansell. In vista del 1992, la Williams diede quindi a Newey la completa gestione del reparto tecnico della scuderia, ottenendo allo stesso tempo dalla Renault un'evoluzione del proprio V10 dotato, stavolta, di oltre 760 cavalli nella versione da gara. L'azienda francese, in aggiunta, mise a disposizione anche una versione ancora più estrema del suo propulsore, chiamata RS4 e in grado di sprigionare quella potenza in più necessaria durante le sessioni di qualifica. Questo miglioramento motoristico permise al progettista inglese di affinare ulteriormente la componente aerodinamica della monoposto: il muso basso “a formichiere” venne esasperato, come del resto anche la zona “coca cola” al posteriore. Ciò che rese la versione Bis ancora più letale della precedente, tuttavia, fu l'elettronica di cui disponeva: assieme al già presente cambio semiautomatico al volante (che per i piloti meno esperti rappresentava un problema dal momento che in curva, sistematicamente, le leve di cambiata venivano urtate per errore), vennero introdotti il controllo di trazione per partenze sempre perfette, le sospensioni attive che regolavano l'altezza da terra e la geometria della vettura a seconda del tratto di pista percorso, l'ABS, la camera car ed il software di diagnostica per il monitoraggio in tempo reale della vettura da parte del muretto box. WILLIAMS-RENAULT FW14B: MANSELL E PATRESE A CACCIA DEL TITOLO Insomma, la Williams-Renault FW14 sembrava essere già sulla carta una monoposto davvero rivoluzionaria… cosa che però, nel 1991, non ebbe modo di dimostrare nel migliore dei modi. Benchè lo shakedown del 21 febbraio a Silverstone fu concluso positivamente, la prima parte del Campionato fu segnata da innumerevoli ritiri e, di conseguenza, pochi risultati di prestigio. La scarsa affidabilità del cambio semi-automatico, infatti, influì molto sul rendimento della FW14 del 1991, che si riprese solo a partire dal GP di Francia: a Magny-Cours, infatti, Mansell inaugurò una tripletta di vittorie che proseguì a Silverstone e a Hockenheim, per poi andare nuovamente “a singhiozzo” fino all’ultima prova di Suzuka, dove il baffo più veloce d’Inghilterra finì dritto nella ghiaia della prima curva. Tutto rimandato al 1992, con la rinnovata FW14B: per essere precisi, la nuova versione era del tutto sperimentale perché già in quella stagione avrebbe dovuto essere presentata la successiva FW15, completamente “attiva” e ancora più competitiva. La “Bis”, tuttavia, si rivelò talmente efficace da indurre la Williams a tenere la FW15 sotto il telo, in vista della stagione 1993. Nella gara d’esordio in Sudafrica, infatti, Nigel Mansell fece scintille con gli aiuti elettronici alla guida, i quali rivelarono anche la sostanziale differenza tra chi si sentiva a suo agio (Mansell) e chi invece preferiva la vecchia versione “passiva” della monoposto (Patrese). Sul Kyalami c'era un lungo curvone a destra dietro la pit-lane dei box, da affrontare, secondo il computer, a tutta velocità: Nigel ci riusciva benissimo, mentre l'italiano tendeva a chiudere il gas accusando una certa instabilità al retrotreno. Patrese era abituato ad una guida “old-style”, in cui quando si muoveva lo sterzo si otteneva una risposta immediata, mentre con una macchina “attiva” si registrava un certo ritardo. Con un beccheggio all'anteriore ridotto al minimo ed il fondo piatto, la FW14B otteneva sempre più grip all'aumentare della velocità, per cui la minima incertezza sull'acceleratore portava ad un ingente calo di carico aerodinamico e di aderenza. WILLIAMS-RENAULT FW14B: MANSELL, FINALMENTE, CAMPIONE Ci si doveva fare l'abitudine, ma la differenza tra Riccardo e Nigel era comunque abissale: il baffo più veloce d'Inghilterra, infatti, vinse le prime cinque gare della stagione una in seguito all'altra, ottenne un secondo posto a Montecarlo per uno pneumatico non perfettamente bilanciato e dovette ritirarsi in Canada per uno scontro con la McLaren di Senna. Fu a Silverstone, tuttavia, che la FW14B toccò l’apice delle proprie potenzialità. In seguito a un già ottimo 1.19.3 ottenuto durante il primo turno di qualifica, Mansell chiese espressamente al team di montare un treno di pneumatici nuovi perchè era convinto che la macchina potesse fare di più. Nel secondo run scese sull'1.18.965, mostrando alla curva Copse una velocità superiore di 29 km/h rispetto a Patrese, e addirittura di 40 km/h rispetto ad Ayrton Senna! La gara, ovviamente, fu perfetta: Nigel centrò un'altra vittoria, replicata poi sull'Hockenheimring tedesco. Nel finale di stagione, tuttavia, il pilota inglese andò in crisi… ma non per colpa della vettura. I contatti della Williams con Alain Prost e Ayrton Senna per il 1993 lo mandarono su tutte le furie, per poi demotivarlo al punto tale da indurlo a prendere la decisione di dover cambiare presto "aria". In questo modo ottenne due secondi posti in Ungheria ed in Belgio, con un'ultima vittoria all'Estoril. Negli altri GP fu sempre costretto al ritiro: a Monza per il cedimento della pompa idraulica, in Giappone per l'unico KO del motore Renault (in una Suzuka in cui trionfò Patrese) ed in Australia per un contatto fin troppo aspro con il solito Senna. Ma nonostante tutto, Nigel raggiunse ciò per cui aveva lottato duramente: era finalmente diventato Campione del Mondo! WILLIAMS-RENAULT FW14B: RICORDANDO LA FORMULA 1 DI UN TEMPO… Rispetto al V10 che abbiamo portato in scena nella scorsa puntata, la Williams-Renault FW14B oggi è apprezzabile attraverso le mod prodotte dal team ASR Formula, che ha realizzato questo gioiellino per Assetto Corsa, per rFactor 2 e anche per Automobilista. La più vicina a quella reale, anche perché maggiormente curata fin nei minimi dettagli, è quella per il simulatore della Kunos: questa, tuttavia, è modellata sulla base della versione del 1991, dal momento che quella del 1992, guidabile sul software degli Studio 397, presenta un livello di grip con l'asfalto talmente elevato che le permette di girare su tempi decisamente poco realistici rispetto a quanto faceva all'epoca la vettura portata in pista da Mansell e da Patrese. Priva della maggior parte degli aiuti elettronici presenti sulla successiva FW14B, la Williams di Assetto Corsa va quindi guidata come una vera monoposto degli anni ‘90, quindi con la giusta sensibilità su pedale dell’acceleratore e del freno. La differenza con le vetture della generazione successiva, quelle dal 2001 in poi, è immediatamente percepibile: più si spinge, più lei genera carico aerodinamico che la tiene incollata all’asfalto. È una vettura che richiede una certa esperienza alla guida, perché non dà troppa confidenza a chi si è avvicinato da poco al mondo della guida simulata. In curva il gas va gestito responsabilmente, al fine di evitare scodate e perdite di aderenza che, altrimenti, sono all’ordine del giorno. Se siete abituati alle monoposto di oggi, come la Formula Hybrid, vi consigliamo un “reset” prima di scendere in pista: in caso contrario, potreste trovarvi spiazzati… e delusi. A livello di programmazione della mod, la filosofia costruttiva della FW14 è molto simile a quella utilizzata per la Formula 2000 del team Race Sim Studio, che invece replica la Ferrari F1-2000 di Michael Schumacher. Non si tratta di una vettura “pronti-via”: per spingerla al limite bisogna entrarci in sintonia e capirla a fondo. Ma come tutte le monoposto di un tempo, è proprio questo il suo valore aggiunto: e se fa i capricci, basta fermarsi a guardarla per perdonarle ogni cosa… vero?
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