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  1. Cars soul

    Speciale: Panamera Express

    A pochi giorni dall'uscita del terzo e ultimo DLC targato Porsche per Assetto Corsa, saliamo a bordo di una della auto più criticate fin'ora aggiunte, la Porsche Panamera Turbo, per conoscerla da vicino e scoprire la sua anima. Saprà dimostrarsi all'altezza del simulatore di casa Kunos? Correte a leggere lo speciale Panamera Express curato da Mauro Stefanoni. Nell’ultimo periodo Assetto Corsa ha permesso di metterci alla guida di alcune delle Porsche più belle in circolazione, in attesa del terzo e ultimo DLC a tema, che sarà rilasciato martedì 20 dicembre. Tutte auto stupende, veloci e sportive; belle da guidare, riprodotte fedelmente e appaganti, per ogni gusto ed età, tuttavia un paio di esse (quelle gratuite per intenderci) hanno fatto storcere il naso a più di una persona. Per questo motivo, oggi, volante alla mano, ho deciso di scendere in pista (e non solo), per mettere alla prova una delle due auto incriminate, la “berlinona” di casa Porsche, la prorompente Panamera Turbo G2. Abbandonati i pregiudizi, è quindi tempo di vedere cosa si nasconde sotto questi 5 metri e poco più di alluminio, acciaio e magnesio. Per prima cosa immaginate che l’auto compaia davanti a voi come in uno di quei filmati accattivanti, con l’inquadratura sul tre quarti anteriore e i fari che si accendono all’improvviso. Bene. Io prima di guidare una qualsiasi vettura mi soffermo in principio sulla sua estetica, ne analizzo i dettagli e solo dopo “salgo” effettivamente a bordo e accendo il motore. E questa Panamera G2, rispetto al modello precedente, è un passo avanti netto in termini di linea; ora è armoniosa, il frontale è più aggressivo, ma la parte che più mi convince è il retro: non è del tutto spiovente ma protende leggermente in fuori, sembra ci sia un’estensione che non spezza la linea filante che scorre su tutta la carrozzeria. Stento quasi a crederci ma finalmente posso dirlo: la Porsche Panamera è carina; non è più una 911 limo, allungata e sgraziata, ora ha un suo perché. Inoltre le ho scelto un bel Night Blue Metallic, che si addice perfettamente al suo essere seria, signorile, ma allo stesso tempo sportiva. Una volta finito il tour esterno, è ora di entrare in macchina e così imposto la visuale col solo cruscotto (digitale e ben illuminato). Dopodiché premo il pedale a destra: voglio ascoltare il rombo del V8 biturbo, il quale però, almeno dalla visuale interna, è fin troppo ovattato e non molto ben definito, come se fosse silenziato; solo agli alti giri si fa più acuto e aggressivo. La storia cambia con la visuale esterna, dove, infatti, si sente il borbottio ai bassi regimi, che via via si fa più incalzante e roboante fino a un accenno di urlo quando siamo vicini ai 7000 giri. Ritornato all’interno dell’auto, inserisco la prima con il paddle destro e parto... ma per dove? Come primo luogo ho scelto le stradine asfaltate ma strette della Baviera, ore 10 del mattino e temperatura dell’asfalto bassa (15°C). Per i primi istanti non tocco nulla, lascio tutte le impostazioni di guida predefinite, quindi ABS e TCS attivi. La Porsche è lunga e larga ma nonostante ciò scorre senza problemi tra i vicoli del paesino e le strade in aperta campagna. Fin da subito sento che è potente e mi basta premere poco l’acceleratore che la Panamera scatta, grazie alla trazione integrale e alla coppia mostruosa di cui è dotata. Si parla di oltre 700 Nm e una potenza complessiva di 557 cv... e sì, è davvero potente. Ci sono tratti in cui tocco i 180 Km/h, tra una curva a gomito e l’altra e la Panamera non si scompone per nulla, salvo quei momenti in cui l’asfalto si fa eccessivamente pronunciato. È fluida, è morbida nell’affrontare le curve e se fossi un imprenditore in ritardo per il meeting, non mi preoccuperei di nulla, perché basta un attimo e questa vettura sprigiona tutti i suoi cavalli, raggiungendo velocità elevatissime. Dopo qualche giro su questo percorso, decido di cambiare ambiente e opto per quello che dovrebbe essere il campo di battaglia preferito per un’elegante e comoda auto quale la Panamera: sto parlando dell’Autobahn. Nei rettilinei più lunghi riesco a oltrepassare i 290 Km/h e anche a mantenerli per qualche secondo, ma in ogni caso non scendo mai sotto i 230 orari. La cosa più straordinaria è che a queste velocità sembra di essere in crociera, mi vien voglia di guidare con una sola mano, rilassato, col gomito appoggiato alla portiera: le sospensioni assorbono bene le leggere disconnessioni dell’asfalto e il rollio è minimo. Solo quando devo affrontare le curve più lente, che poi così lente non sono, alzo il piede dall’acceleratore e faccio un po’ fatica a tenerla in strada: lei vorrebbe andare avanti dritta per dritta, ma io stringo forte il volante e controllo il sottosterzo. Se poi inserisco le marce fino all’ottava, anche a oltre 220 l’ora, si fa silenziosissima, pacata, imperturbabile. Mi sembra di essere al comando di un treno espresso, di quelli lussuosi e tecnologici. È davvero nata per percorrere lunghe distanze a velocità elevate, la famigerata autostrada tedesca si è dimostrata essere il suo punto forte, come mi aspettavo del resto; ma ha anche messo in luce un suo probabile difetto, quindi, curioso di vedere come se la cava tra delle curve “vere”, parcheggio la Panamera sul bordo della strada ed esco nel menù principale. Dove correre? Quale circuito rappresenta la sfida più ardua? Il Nürburgring Nordschleife ovviamente. La mia scelta non è casuale ma fondata, poiché questa vettura, nel mondo reale, ha stampato un incredibile 7’38’’, ben più veloce di altre auto sportive e supercar blasonate. Il mio obiettivo non è battere il record, voglio solo limitarmi a strapazzarla, voglio tirare il collo a un’auto che per ora si è sempre comportata educatamente. Per quest’occasione cambio le carte in tavola: imposto il TCS sul valore 2, almeno per i primi giri, per poi toglierlo del tutto una volta presa una certa confidenza. Qualche sgasatina, poi parto; i primi metri non esagero e cerco di mantenere un atteggiamento tranquillo, ma poi mi dico che l’ho già fatto per due terzi del tempo quindi schiaccio a fondo il pedale del gas e via, lungo i curvoni violenti dell’Inferno Verde. Quello che comprendo nei primi istanti da quando ho iniziato a tirare forte, è che la Porsche Panamera Turbo è diventata un’auto totalmente diversa: reagisce prontamente alle sollecitazioni del terreno, il motore risponde energico ogni qual volta affondo il piede, in accelerazione dopo le curve più lente è micidiale (non a caso fa da 0 a 100 Km/h in 4,2 s) e mi sento a mio agio. È bastato poco per capire che la Panamera Turbo sa fare sul serio se incitata a dovere; non è solo una potente macina chilometri ma ha anche un’anima sportiva, un’anima caparbia e sa affrontare con decisione anche le curve più ostiche del circuito più tosto del mondo. Devo ammetterlo, ha carattere e si guida altrettanto bene, tant’è che non ho paura di aggredire i cordoli più alti né percorrere qualche metro con le ruote sollevate da terra in salto, come per esempio al Flügplatz. Ora capisco come abbia fatto il test driver Porsche a registrare un tempo così basso; ma non soddisfatto vado avanti e guido sempre più come un forsennato e lei si comporta benone: è addirittura più agile di quel che m’immaginavo! Certo non siamo ai livelli di una 911 o di una Cayman, ma per essere una macchina dalle dimensioni diciamo non proprio contenute, è una gran cosa; nel tratto successivo al Karussell, in discesa al Wippermann e poi all’Eschbach e Brünchenn è stupenda da guidare, salta da un cordolo all’altro stabile e precisa, basta saper dosare l’acceleratore e non esagerare. L’unico vero punto debole sono le dimensioni, infatti, nelle curve più lunghe sento il retrotreno non seguire perfettamente la traiettoria. Tutto sommato però mi ha sorpreso: lo sterzo è diretto, leggero alle basse velocità, più rigido e sicuro quando si aumenta il passo; il sistema a quattro ruote sterzanti aiuta in percorrenza di curva e m’impedisce di mettere di traverso la Panamera. A proposito, dopo qualche giro decido di togliere completamente il TCS: se fino a che avevo mantenuto attivo il controllo di trazione, l’auto era pressoché sempre stabile, salvo qualche sbandata in uscita di curva, beh, anche ora è praticamente incollata a terra ed è difficile schiodarla. Diventa tuttavia un pizzico più imprevedibile e ciò non guasta per niente, perché la Panamera risulta essere divertente e quasi emozionante da guidare. Mai avrei creduto che una vettura del genere potesse essere così coinvolgente e soddisfacente da guidare, ma lo è, per davvero. Ha superato dignitosa il Nordschleife e l’ha fatto dimostrando di essere anche un’ottima auto in pista. È un’auto dalla doppia anima: pacifica e composta nella vita di tutti i giorni, si trasforma in pista in un’affamata divoratrice di curve. Posso quindi affermare di essere stato positivamente sorpreso dalla Porsche Panamera Turbo. A Stoccarda hanno fatto un ottimo lavoro e l’hanno fatto anche alla Kunos, peccato per il sound interno, a mio parere vera pecca dell’auto. A tutti quelli che temono di essere di fronte ad un’auto inutile all’interno di un simulatore, fatevi un giro, e se proprio non vi garberà, fatevi una risata guardando lo spoiler posteriore alzarsi e aprirsi come un transformers sopra una certa velocità. Ne varrà la pena. A cura di Mauro Stefanoni
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