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  1. E’ passato un po’ di tempo dal mio ultimo articolo qui su Drivingitalia: ci eravamo lasciati il primo maggio con la bellissima (quanto infelicemente ricordata) Williams-Renault FW16 del 1994, la monoposto che segnò la fine del grande Ayrton Senna. A distanza di qualche mese, ricominciamo piano piano il nostro viaggio tra le auto più belle del simracing… con un’altra Williams, per la precisione l’ultima vincente in Formula 1. Avete indovinato: oggi vi racconteremo la FW19 di Jacques Villeneuve, con la quale il canadese centrò il suo primo (e unico) Titolo Mondiale nella massima categoria dell’automobilismo. Siete pronti a scoprire un’altra gemma che tutti noi, su Assetto Corsa, abbiamo il privilegio di guidare comodamente da casa? WILLIAMS-RENAULT FW19: TUTTO EBBE INIZIO CON IL CAMBIO DI REGOLAMENTO Se vi ricordate, ci eravamo fermati alla vettura “evoluzione” di Senna, chiamata FW16B e con la quale l’inossidabile Nigel Mansell agguantò la sua ultima vittoria in carriera nel 1994 sul circuito cittadino di Adelaide. Nonostante gli importanti miglioramenti promossi dagli ingegneri britannici, era tempo di voltare pagina in casa Williams: il progetto FW17 del 1995 era alle porte e dopo la vittoria mondiale di Michael Schumacher con la Benetton era necessario ritornare subito lassù, davanti a tutti. Di nuovo grazie al genio e alla bravura di Adrian Newey e Patrick Head, la monoposto di Grove nacque praticamente da un foglio bianco e si definì come una delle più armoniose che poi raggiunsero la griglia di partenza. Rispetto alla precedente FW16B, i progettisti inglesi scelsero delle strade differenti anche per adattare il pacchetto al nuovo cambio di regolamento, che prevedeva la riduzione della cilindrata da 3500 a 3000 cc per il potentissimo V10 che sarebbe stato installato sotto al cofano motore. Si trattava, ovviamente, di un altro Renault (l’RS7 per la precisione), per il quale però si preferì un nuovo telaio monoscocca in fibra di carbonio con inedita architettura delle sospensioni posteriori, nonché con un muso anteriore più alto in stile “Benetton”. Per tutti gli addetti ai lavori la FW17 doveva essere la monoposto della riscossa per la Williams… ma poi i risultati in pista presero un’altra piega. WILLIAMS-RENAULT FW19: CON HILL SI TORNA A VINCERE Complici delle migliori strategie di gara da parte della Benetton, che poteva ancora contare su Schumacher, la Williams nel 1995 non riuscì a concretizzare appieno il pacchetto vincente che aveva a disposizione. A fine stagione Coulthard venne rimpiazzato dal canadese Jacques Villeneuve e la FW17 diventò FW18, confermando la sua natura di vettura estremamente competitiva sia a livello aerodinamico che motoristico. Le principali novità rispetto alla protagonista del 1994 furono le pance laterali più alte, l’alettone posteriore collegato ai supporti specifici davanti alle gomme posteriori e l’introduzione delle due protezioni per il pilota ai lati dell’abitacolo, che servivano sia per proteggere quest’ultimo dagli urti sia per abbassare ulteriormente il centro di gravità dell’auto in modo da renderla ancora più maneggevole e stabile alle alte velocità. Con questi presupposti Damon Hill trascorse l’inverno percorrendo oltre 9.000 km con la nuova monoposto britannica, che poi confermò le sue prestazioni centrando 12 vittorie in 16 gare, 12 pole position e 175 punti complessivi. La ciliegina sulla torta? Il tanto atteso Titolo Mondiale proprio con Hill, che però non venne riconfermato per il 1997. L’inglese sarebbe passato alla Arrows, mentre il progettista Adrian Newey sarebbe transitato presto in McLaren: i primi indizi del crollo della scuderia di Grove cominciavano a farsi sentire… WILLIAMS-RENAULT FW19: L’ULTIMO SIGILLO E’ CON VILLENEUVE Mentre Newey entrò nel periodo di “gardening leave”, il suo posto fu preso dal tecnico aerodinamico Geoff Willis: l’obiettivo era ripetere l’impresa del 1996 con l’ennesima evoluzione della monoposto britannica, che nella stagione 1997 diventò quindi FW19. Rispetto alla precedente la nuova vettura era più leggera, più rigida e poteva vantare l’RS9 V10 della Renault, capace di sviluppare la bellezza di 750 cavalli. Era anche più efficiente a livello aerodinamico, ma quell’anno dovette lottare fino all’ultimo Gran Premio con una Ferrari e una McLaren decisamente più agguerrite rispetto al Campionato precedente. Il dominio Williams non si rivelò così netto, ma valse otto vittorie e altre sette apparizioni a podio per Villeneuve e il nuovo compagno di squadra Heinz-Harald Frentzen: sufficienti, alla fine, per centrare sia il Titolo Costruttori che quello Piloti con il canadese, bravo a non arrendersi a Jerez nei confronti di uno Schumacher fin troppo… nervoso. Nonostante gli ottimi risultati ottenuti in pista, il futuro della Williams però non sarebbe stato certamente più lo stesso: nel 1998 sarebbe arrivato l’ennesimo cambio di regolamento che avrebbe sconvolto tutti i piani del team di Grove, privato non solo del suo tecnico di punta Newey… ma anche della partnership ufficiale con la Renault, che decise di ritirarsi ufficialmente dalla Formula 1. La successiva FW20 avrebbe utilizzato uno chassis aerodinamicamente meno competitivo e lo stesso RS9 dell’annata precedente rimarchiato Mecachrome, che però potè poco contro le evoluzioni messe in campo dalla Ferrari e dalla McLaren. Per questo motivo, vogliamo ricordare la Williams con l’ultima sua monoposto veramente vincente, la FW19 portata in pista dal giovane Jacques Villeneuve: ecco a voi quindi un doppio giro veloce di questa vettura (moddata dal team VRC) sul nostro Autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola, buona visione!
  2. Dopo i fatti tragici di Spa, con la morte di Hubert in Formula 2, Jacques Villeneuve ha commentato spiegando che, secondo lui, i giovani piloti corrono maggiori rischi perché allenati in un ambiente sicuro dai simulatori di guida. Lando Norris e Lewis Hamilton, intervistati in proposito, hanno espresso il loro totale dissenso. "Lasciare che i giovani piloti testino per una settimana nel simulatore", aveva detto Villeneuve. "Fa si che quando arrivano in pista, si comportano come se fossero ancora nel simulatore. Non è lo stesso stress di una volta. Non porta la stessa adrenalina. La valutazione del pericolo, dell'enorme rischio che corrono quando vanno in pista, non è più la stessa." Secondo Lando Norris, pilota McLaren, collegare l'incidente di Hubert alla simulazione è solo una scusa: "Non credo che abbia nulla a che fare con il simracing", ha detto Norris, "È solo qualcosa da usare come scusa per questo. La sicurezza sta migliorando molto, soprattutto rispetto a quando correva Villeneuve. Non è come se la dimenticassimo completamente. Ci rendiamo ancora conto del pericolo. Tutto sta diventando più sicuro, quindi a volte corri più rischi che in altre occasioni. Non so cosa sia successo durante il fine settimana a Spa e non voglio parlarne, ma sono sicuro che non stavano facendo qualcosa di stupido. Penso che sia stato qualcosa di piccolo che si è trasformato in qualcosa di grande. Non credo sia successo perché siamo più giovani, più spavaldi, impavidi. È stata sfortuna. Questo è tutto." Anche il leader del campionato mondiale Hamilton ha respinto le affermazioni di Villeneuve, suggerendo che il simracing non è affatto un fattore negativo nell'atteggiamento dei piloti più giovani: "Non sono d'accordo con molte opinioni di quell'individuo", ha detto quando gli è stato chiesto sui commenti di Villeneuve. "Personalmente non ascolto l'opinione di quella persona. Ma non credo al suo discorso sul simulatore. Se guardi i bambini sulle piste da sci, da piccoli non hanno paura ed è lo stesso con noi piloti da corsa, qualunque sia l'età. Sono sicuro che invecchiando si insinua la paura, ma i simulatori non ti rendono più o meno pauroso. Non sono d'accordo con questo." E voi cosa ne pensate?
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