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    Speciale: alla scoperta delle Highlands (parte 1)

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    Circa tre settimane fa, è stato rilasciato per Assetto Corsa un pacchetto di circuiti originali, fatti su misura dalla Kunos, ambientati nell'affascinante territorio scozzese. Oggi, andremo alla scoperta di due dei quattro nuovi tracciati, per vedere se, e come, sono riusciti i ragazzi capitanati da Stefano Casillo e Marco Massarutto, nell'impresa di regalare ai fan sempre più numerosi un mix di emozioni di alto livello, in grado di eguagliare anche i circuiti storici più amati.

    Alzi la mano chi ha pensato almeno una volta che la Scozia si potesse riassumere con due colori: grigio e verde. Il grigio del cielo e delle rovine diroccate, il verde della natura, dei prati e dei muschi. Ebbene, è veramente così, salvo qualche eccezione, sia chiaro. Vi assicuro però, che nonostante tutti i pregiudizi sul clima, la Scozia offre scenari affascinanti, avvolti da un alone di mistero; è una nazione dalla grande tradizione motoristica ma soprattutto... ha strade emozionanti. Un susseguirsi di curve strette, sinuose, poi larghe e di nuovo strette; è il posto ideale da cui prendere spunto per creare da zero circuiti e così hanno pensato i ragazzi alla Kunos, che dopo numerose anticipazioni hanno finalmente rilasciato la nuova serie di tracciati dal nome: Highlands. Quattro varianti, ognuna per soddisfare gusti diversi: si va dalla pista cittadina, molto breve e baldanzosa; poi si passa alla versione da drift e infine ci sono due varianti simili ma differenti in lunghezza, la Higlands “normale” e quella più lunga. Insomma, le premesse per divertirsi ci sono tutte e in salse differenti, quindi non mi resta altro che salire a bordo di una vettura e buttarmi in pista, per fare la conoscenza di queste strade simil-scozzesi.

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    Inizio dalla più breve e teoricamente più semplice da imparare, ma anche quella che m’incuriosisce di più, perché è la prima volta che i Kunos inseriscono nel loro simulatore una pista cittadina. Bene, ora devo solo decidere con che auto aggredire il circuito ed ecco, questo verbo che ho utilizzato mi da l’idea perfetta. Guiderò l’ultima arrivata, spaventosa, Audi Quattro S1 E2 del 1984; un’auto da rally, appartenente all’era delle Gruppo B, che fa della sua potenza esagerata il cavallo di battaglia. Vi starete forse chiedendo perché abbia scelto una vettura così pazza per un circuito che è inversamente proporzionale al suo ego: beh, perché una volta, quando Blomqvist e Röhrl sedevano al volante di questo mito a quattro ruote, lo facevano sfrecciando attraverso boschi, sfiorando dirupi ma anche facendo carezze a muretti di abitazioni ed è esattamente quello che voglio fare io. La prima cosa che noto una volta nell’abitacolo di questo “mostro” è la presenza di una quantità spropositata di pulsanti, tutti in posizioni precise e ci mancherebbe altro, è pur sempre una vettura teutonica. Inserisco la prima e il volume da dentro l’abitacolo è già alto, l’Audi borbotta senza aver minimamente sfiorato l’acceleratore e quindi mi è lecito pensare a qualcosa di strabiliante una volta sgasato per bene. La verità però è che rimango un po’ deluso dall’urlo del cinque cilindri in linea tedesco, che sembra, infatti, manchi di dettagli; fortunatamente è solo un’impressione che si ha mentre si è fermi, perché una volta partiti (con una leggere scodata) la belva si sveglia dal sonno e lo fa con voce feroce, aggressiva e scalpitante. Si sente il fischio dei freni (ormai implementato su tutte le vetture storiche), si sentono i cigolii della scocca e degli interni di plastica che vibrano, suscitati dalle scosse inflitte dal pavé della pista. Appunto, torniamo alla pista: come anticipato è molto breve, misura, infatti, poco meno di due chilometri, ma nonostante ciò non manca di tratti esaltanti e interessanti. Di sicuro la cosa che colpisce più di tutte è la differenza in termini di feeling che si ha quando si passa dall’asfalto vero e proprio ai san pietrini che compongono il pavé. Fare delle staccate impiccate su questo tipo di terreno significa trovarsi inesorabilmente contro il muro esterno; inoltre i freni della Quattro S1 sono sì potenti, ma pur sempre mancano di ABS. Al di là di questa caratteristica, che per altro non pregiudica il divertimento, ma anzi, innalza il livello di coinvolgimento e realismo, la versione cittadina di Highlands è ben riuscita e lo dimostra il fatto che ogni giro che passa ne voglia fare un altro e così via, come una ciliegina tira l’altra. Alla lunga è un circuito divertentissimo, esaltante a tratti, grazie soprattutto all’attitudine della pazza Audi, che devo ammettere, oltre ad essere potente è veramente un osso duro da guidare.

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    La caratteristica predominante è la tendenza ad avere un sottosterzo marcato, in particolar modo quando accelero troppo presto a metà curva; lì, si sente che l’auto va dritta e c’è poco da fare. Si deve quindi optare per due vie: la prima, più conscia, suggerisce di affrontare con calma le curve spigolose del tracciato e giocare d’anticipo; l’altra via, più rischiosa ma appagante, consiste nello sfruttare l’effetto pendolo in entrata di curva, mettersi di traverso e via, controsterzare con tutte le forze, facendo fili vertiginosi ai muretti, che poi muri non sono ma piuttosto si tratta di barriere colorate. Così facendo il mio ego interiore risulta più che soddisfatto e quando sento i muscoli delle braccia irrigidirsi vuol dire che la guida sta avendo effetto sul mio corpo, e va molto, molto bene. Tuttavia, volendo fare una prova completa sotto ogni aspetto, cambio auto e scelgo una vettura più terra terra, tipo... la Lotus Elise SC. Ovviamente è tutto un altro mondo: al volante dell’inglesina sembra di passeggiare sul lungo mare d’estate, mentre a bordo dell’Audi si è nel bel mezzo di una tempesta tropicale. Purtroppo anche le sensazioni che mi dà la pista sono differenti, la quale mi sembra essere meno eccitante; quindi, a scanso di equivoci provo l’Elise SC Step 2, che è più aggressiva e si sente e così, infatti, va già meglio. La miglior responsività della Step 2, abbinata alla sua compostezza fanno sì che anche le curve più veloci e le staccate siano avvincenti. Anzi, questi giri in compagnia della Lotus sono stati utili per affinare le traiettorie, soprattutto quelle della curva più ostica a mio avviso, la numero 7. Questo piccolo circuito di Highlands, inoltre, è adatto a delle belle e avvincenti gare, come dimostra l’evento speciale alla guida della portentosa BMW M3 E30. Come detto in precedenza però, per godere appieno delle potenzialità insite in questo tracciato, bisogna scegliere un’auto con carattere, non per forza potentissima ma che abbia l’innata voglia di esagerare (mi viene in mente la Ford Escort MKI per esempio). In sostanza, i ragazzi della Kunos hanno di sicuro fatto un ottimo lavoro, perché questa pista sa essere molto divertente, anche dopo decine di giri e il cambio di superficie trasmette delle emozioni diverse dal solito asfalto quasi perfetto.

    Soddisfatto dalla Highlands Short, è tempo ora di cimentarsi con la variante più modaiola, tanto è sempre più in voga la disciplina del drift. Questa volta mi metto al volante di un’esuberante Toyota Supra MKIV in versione- non ci vuole molta fantasia per capirlo- da drift. Questo vuol dire che sotto il cofano ho un fischiettante motore sovralimentato che sprigiona una potenza pazzesca, ben 620 hp. Senza dimenticare che sospensioni, campanatura e altri elementi sono modificati per rendere la Supra, un mostro da traversi.

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    E la pista? È perfetta per il suo scopo: si parte sempre dai box in città, si salta sui cordoli e poi si esce all’aperto, tra colline e castelli diroccati. A parte quindi le prime tre curve, il resto del tracciato sprona a mettersi di traverso e questa è, diciamocelo, la cosa più importante. C’è una parte, però, di questo circuito, che peraltro è compresa anche nella versione cittadina, che mi fa sorridere: è la piccola piazzetta circolare posta poco dopo la partenza. Mi fa sorridere perché sono sicuro che non sia stata messa lì a caso ma evidentemente è stata pensata per far sfogare i drifters più incalliti prima di lanciarsi sul resto del tracciato. È qualcosa di sicuramente originale e al secondo giro mi cimento in qualche derapata sul posto, una serie di burnout che sono favoriti dalla verve impressionante della Toyota. La vera caratteristica di questa variante, però, è il fatto di avere la maggior parte delle curve ad ampio raggio, rotonde e collegate l’una all’altra come un serpente che striscia sul terreno. La Supra dall’alto dei suoi 720Nm di coppia, mi lascia sbizzarrire in questo circuito che sembra quasi fatto su misura per lei; mi basta mettere in terza e dare gas prepotentemente per trovarmi con il muso arancione tigrato, rivolto verso l’apice della curva. Ammetto che ci sono un paio di tratti ingannevoli, come quello in discesa verso sinistra, nel primo settore: se non si rallenta il giusto e se non ci si mette in posizione, il rischio è di finire inesorabilmente contro le barriere e non fare una bellissima figura soprattutto se si sta correndo online. Se invece si supera alla grande questa curva ostica, si può affrontare la curva più scenografica di tutta la pista: i ragazzi alla Kunos hanno pensato, infatti, di disporre all’interno della curva un bel torrione semi-distrutto,definito "Tower Lùb", e nonostante ci siano le solite barriere a delimitare il tracciato, fa davvero un bell’effetto e si presta molto bene a delle foto mozzafiato. Il resto della pista è molto movimentato ma molto, molto veloce. È perfetto per fare incredibili power slide: di fatti le curve sono lunghe e per rimanere di traverso si deve dosare per bene l’acceleratore, azzeccando le traiettorie.

    La mia amata Supra in queste occasioni è micidiale: allungando di poco le marce entra in questa serpentina a oltre 150 orari e vi assicuro che stare con la macchina intraversata a queste velocità è davvero entusiasmante, sia per chi è abituato sia per chi come me predilige le curve pulite e pennellate. È una pista fatta principalmente per far sfogare la gente, quindi sarà amata sia dai puristi del drift, sia da quelle persone che ogni tanto prendono la M3 E30 e si divertono a far esplodere le gomme dopo innumerevoli traversi. Al termine di una sessione sicuramente soddisfacente, per pura curiosità, esco nel menù principale e inizio a far scorrere la lista di auto, alla ricerca di una vettura stradale con la quale percorrere la Highlands Drift fingendo che sia una normale pista, senza pretese alcune. Dopo qualche minuto la mia scelta cade su di un’auto che non guido da parecchio tempo, la frizzantissima Lamborghini Gallardo Superleggera, rigorosamente color Verde Ithaca. Lascio tutte le impostazioni su factory ed esco dai box, in parte già assuefatto dal meraviglioso suono del V10. Dopo aver passato più di un’ora e mezza al volante della Supra, conosco un po’ meglio il layout e quindi inizio subito col piede pesante. Al termine di una manciata di giri ho due considerazioni da fare: la prima è che la pista è molto bella anche se percorsa come un normale cittadino, tuttavia sprona assolutamente a mettersi di traverso e controsterzare come se non ci fosse un domani. L’altra è che la Gallardo è stupenda e grazie a questa prova ho riscoperto una vettura che avevo ahimè quasi dimenticato di avere in garage. Ha tanta potenza e la scarica a terra senza indugi, le sospensioni filtrano eccellentemente le asperità del terreno e nei lunghi curvoni azzerano quasi completamente il rollio. Quello che è successo però, è che dopo qualche giro pulito ho deciso di togliere il TCS e allora anche la trazione integrale della Lambo ha dovuto cedere alla voglia intrinseca di sbandare violentemente.

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    Dopo quasi due ore di puro divertimento mi sento di ringraziare chi ha progettato questo circuito perché raccoglie in sé l’anima del drift; non mancano tratti veloci, curve lente (anche se qualcuna in più non avrebbe stonato) e tutto sommato quello che si riceve è un pacco pieno di grandi sorrisi ed emozioni. E se anche voi come me, non siete amanti al 100% della disciplina nata in Giappone, vi consiglio lo stesso e vivamente di prendere una qualsiasi auto a trazione posteriore e farvi qualche traverso su questa variante; ne resterete sorprendentemente compiaciuti e rallegrati.

    A cura di Mauro Stefanoni

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