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Simracing per tutti
  • Giulio Scrinzi
    Giulio Scrinzi

    Le auto più belle del simracing: Minardi PS01, la prima F1 di Fernando Alonso

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    Uno tra i piloti più talentuosi che il mondo della Formula 1 abbia mai conosciuto è certamente Fernando Alonso: lo spagnolo è famoso per aver conquistato due volte il Campionato del Mondo al volante delle Renault nel biennio 2005 e 2006, ma la sua avventura nel Circus iridato è iniziata qualche anno prima correndo per un team che ha fatto la storia delle corse e che oggi, dopo diverse vicende, è ancora in vita con il nome di AlphaTauri.

    Stiamo parlando della Minardi, reparto corse che ha esordito nella massima serie automobilistica nel lontano 1985 e che ha avuto prima il “fiuto” e poi il compito di allenare i più importanti talenti che abbiano mai partecipato a un Mondiale di F1. Uno tra questi è, appunto, Fernando Alonso, che nel 2001 ha esordito al volante della PS01 con livrea “European Aviation” del proprietario Paul Stoddart. Siete pronti a conoscere la sua storia?

    MINARDI PS01: UN NUOVO INIZIO DOPO I FALLIMENTI DEGLI ANNI ‘90

    La nascita della Minardi PS01 e del rinnovato Minardi Team va fatta risalire al periodo di fine anni ‘90, quando il reparto corse di Giancarlo Minardi si trovò nella situazione di chiedere aiuto a Bernie Ecclestone nel trovare un nuovo finanziatore dopo la deludente fusione con la ex-Scuderia Italia. In soccorso dell’imprenditore faentino arrivarono Flavio Briatore e Gabriele Rumi, già patron della Fondmetal che poi diventò di diritto il maggior azionista proprio della Minardi.

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    La permanenza di piloti paganti, tra i quali Marc Gené dalla stagione 1999 e Gaston Mazzacane da quella successiva, permise al Minardi Team di rimanere a galla senza tuttavia ottenere risultati da rilievo, anche a causa di motori Ford poco potenti rispetto a quelli utilizzati dalla concorrenza. Per questo motivo e per il fatto di vedere in altre squadre una maggior convenienza economica, gli sponsor Telefonica e PSN abbandonarono la scena lasciando la Minardi in una situazione davvero critica.

    È a questo punto che entrò in gioco l’imprenditore australiano Paul Stoddart con la sua azienda European Aviation, che di fatto rilevò il Minardi Team il 30 gennaio del 2001 lasciando però poco spazio per lo sviluppo della nuova monoposto di quell’anno. Con la promessa di portare la Minardi tra i team di vertice della Formula 1 nel quinquennio successivo, i 100 tecnici della scuderia faentina lavorarono a stretto contatto con i 45 dipendenti della European Formula Racing basati a Ledbury, in Inghilterra, al fine di sviluppare la nuovissima PS01 con motori Ford Zetec-R V10 (ribattezzati per l’occasione “European”).

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    MINARDI PS01: VETTURA INNOVATIVA… MA TROPPO POCO POTENTE

    Sotto la guida del direttore tecnico Gustav Brunner, la Minardi PS01 venne costruita in fretta e furia e un primo esemplare fu pronto per lo shakedown del 21 febbraio presso l’Autodromo di Vairano, dove furono completati trenta giri di prova assieme a un test di bilanciamento aerodinamico. La presentazione avvenne sette giorni dopo, il 28 febbraio, presso il Parlamento di Melbourne, giusto in tempo per la prima tappa della stagione: il Gran Premio d’Australia.

    Come piloti furono scelti Tarso Marques, che aveva già corso in Minardi durante le stagioni 1996 e 1997, e il debuttante Fernando Alonso, che aveva chiuso il Campionato Europeo di Formula 3000 della stagione precedente al quarto posto assoluto. Il suo talento non era passato inosservato agli occhi di Flavio Briatore, che l’aveva già inserito nel programma di ritorno in F1 della Renault a partire dal 2002: per il 2001, invece, si arrivò all’accordo con Giancarlo Minardi secondo il quale sarebbe stato “prestato” alla scuderia faentina esclusivamente per quella stagione.

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    Tornando alla vettura, la PS01 passò dalla fase di progettazione per ben quattro volte sotto la supervisione prima di Gustav Brunner e poi di Gabriele Tredozi, che lo sostituì a stagione inoltrata quando il primo accettò l’offerta di passare in Toyota. Il problema fondamentale era il motore: dopo il nulla di fatto per la fornitura dei Supertec, il Minardi Team ripiegò ancora una volta sul poco potente Ford Zetec-R, aggiornato più volte dal 1998 ma con quasi 100 cavalli in meno rispetto ai propulsori V10 dei top team.

    Nonostante ciò, le soluzioni tecniche adottate sulla PS01 potevano essere considerate davvero innovative: muso basso e squadrato, alettone anteriore “a cucchiaio”, sospensioni pull-rod anteriori, radiatori rivolti in avanti, pesi posizionati il più in basso possibile e la scatola del cambio interamente in titanio con sospensione posteriore incorporata, che garantiva allo stesso tempo un’ottima leggerezza ma anche un’estrema rigidità.

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    MINARDI PS01: UNA MONOPOSTO SOTTO LE ASPETTATIVE

    Nonostante gli ottimi presupposti, la Minardi PS01 si dimostrò per tutta la stagione poco competitiva sia in qualifica e in gara: solo il talento di Fernando Alonso riuscì a mettere le pezze alla situazione, guidando la monoposto in più di un’occasione al di sopra delle sue potenzialità battendo scuderie più blasonate come Benetton e Prost Grand Prix. Gli “acuti” del Campionato per lo spagnolo arrivarono in Germania (decimo posto) e nell’ultimo appuntamento di Suzuka, la cui prestazione fu definita dal patron Stoddart come “53 giri da qualifica”.

    Tarso Marques, invece, centrò il nono posto in Brasile e in Canada, mentre a Silverstone non riuscì a superare la soglia del 107% in qualifica venendo escluso dal Gran Premio di Gran Bretagna. Le sue scarse prestazioni indussero Stoddart a sostituirlo con Alex Yoong negli ultimi tre round della stagione, che ovviamente portava munifici sponsor da buon pilota pagante. 

    Il risultato finale per la Minardi nel 2001 fu purtroppo un altro zero in Campionato, nonostante i grandi investimenti fatti da Stoddart e dalla sua European Aviation. L’avventura del Minardi Team continuò poi fino al 2005 tra (pochi) alti e (tanti) bassi, quando avvenne la cessione definitiva alla Red Bull che la trasformò in Scuderia Toro Rosso. Ma questa, ovviamente, è un’altra storia…

     

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