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Simracing per tutti: iniziare spendendo poco

I costi nel motorsport reale sono proibitivi... ma nel simracing si può cominciare spendendo poco!
Simracing per tutti
  • Giulio Scrinzi
    Giulio Scrinzi

    Quando i soldi non sono tutto: Lola Mastercard, la monoposto multicolore della Formula 1

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    Come recitava lo slogan? “Ci sono cose che non si possono comprare…”: bè, in Formula 1 invece la situazione oggi gira sempre più al contrario, con piloti paganti che si schierano in griglia grazie ai loro budget faraonici - utili, tra l’altro, a tenere in piedi gran parte dei team minori. La realtà dei fatti è che il Circus iridato è sempre stato così, anche quando l’aria che tirava sapeva ancora di romanticismo e di… sogni impossibili.

    Come quello del MasterCard Lola Formula One Racing Team, scuderia britannica fondata dal progettista Eric Broadley che portò in pista la celebre T97/30 guidata solo nelle prove libere del Gran Premio di Australia 1997 da Vincenzo Sospiri e Ricardo Rosset. Perchè solo nelle libere? La storia è lunga: mettetevi comodi… e continuate a leggere!

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    LOLA MASTERCARD: DALLE CENERI DELLA LOLA RACING CARS

    L’avventura della Lola Mastercard è datata quindi 1997, ma deve il suo sviluppo agli sforzi fatti dalla Lola Racing Cars del 1958: in quel periodo l’architetto Eric Broadly decise di inseguire il suo sogno, quello di progettare telai per auto da corsa, portandolo a collaborare con diverse scuderie in tutti gli anni ‘60-’70-’80. I risultati furono altalenanti e ad ottime prestazioni, come quelle di John Surtees con la RA300 costruita per conto della Honda, si alternarono esperienze disastrose – prima tra tutte quella della Embassy Hill al GP di Spagna del 1975 dove la vettura del pilota tedesco Francois Migault perse l’alettone posteriore uscendo di pista e uccidendo quattro spettatori.

    Nonostante tutto, però, la Lola era rimasta in F1 come fornitore di telai fino agli anni ‘90 per la Larrousse: la situazione non era sicuramente florida e il terzo posto di Aguri Suzuki al GP del Giappone non bastava per risollevare le sorti dell’azienda britannica. Broadley tentò l’ultima carta con la Scuderia Italia nel 1993, ma ormai l’unica soluzione era palese a tutti. Per ottenere nuovamente un po’ di credibilità, ulteriormente minata dal successo della rivale Reynard nella Formula CART americana, la Lola doveva giocarsi il tutto per tutto: impegnarsi nella massima serie automobilistica con un team proprio.

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    LOLA MASTERCARD: DOPO IL PROTOTIPO T95/300, L’ARRIVO DELLO SPONSOR

    Gli ingegneri della Lola Racing Cars si misero subito all’opera e al termine della stagione 1994 di Formula 1 venne presentato un primo prototipo di monoposto: dal nome di T95/300, si trattava di una vettura che voleva rompere con la tradizione proponendo alcune soluzioni aerodinamiche innovative tra cui l’airscope dalle dimensioni ridotte e il cofano motore (nel quale era alloggiato un Ford Cosworth V8) praticamente piatto.

    Con Allan McNish al volante in veste di collaudatore, la Lola effettuò alcuni test sulla pista di Silverstone ma la mancanza di fondi per accelerare sullo sviluppo posticipò la possibilità di debuttare già nel 1996. Sul finire del Campionato, però, l’interesse dello sponsor Mastercard rinvigorì nuovamente le speranze di Broadley: l’azienda americana era interessata al progetto e voleva dare visibilità alla Lola, che così ottenne i tanti sospirati finanziamenti per riuscire a costruire una nuova monoposto per il 1998 con motore V10.

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    LOLA MASTERCARD: TROPPA FOGA NELL’ANTICIPARE IL DEBUTTO?

    L’obiettivo del neo-nato MasterCard Lola Formula One Racing Team era quello di far acquisire ai suoi ingegneri (abituati a lavorare sulle vetture CART) le competenze necessarie per realizzare una F1 davvero competitiva, il cui esordio era stato programmato per la stagione 1998. Lo sponsor, tuttavia, voleva avere subito un ritorno di immagine e convinse Eric Broadley ad accelerare i tempi (pena il ritiro dei finanziamenti). 

    In soli quattro mesi, il reparto corse britannico optò per un telaio convenzionale derivato da quello del prototipo T95/300 nel quale trovò posto una versione modificata e aggiornata del Ford Cosworth V8 che equipaggiava la Sauber C14 del 1995 guidata da Heinz-Harald Frentzen. I piloti? Vennero ingaggiati il forlivese Vincenzo Sospiri e il brasiliano Ricardo Rosset, già reduce nel 1996 di un’esperienza in Formula 1 con la Footwork motorizzata Hart.

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    Con questi presupposti (e dopo uno shakedown di soli 8 giri sulla pista di Silverstone), la squadra si indirizzò alla volta di Melbourne per il primo Gran Premio della stagione, quello d’Australia. Le due monoposto, ribattezzate T97/30, scesero in pista e in realtà non sfigurarono, con Sospiri autore del penultimo tempo a un solo decimo dalla Stewart di Katayama. L’illusione di avere la possibilità di battersi con la scuderia fondata dal tre volte Campione del Mondo, però, svanì velocemente.

    Nelle FP1, infatti, quasi tutti i team avevano girato con i serbatoi pieni di benzina per effettuare le regolari simulazioni gara… mentre la Mastercard Lola aveva preferito effettuare i loro test con il minimo di carburante a bordo. La situazione diventò evidente nelle FP2, dove Rosset e Sospiri accusarono rispettivamente 12.8 e 15.6 secondi dal più veloce della sessione, vale a dire Jacques Villeneuve al volante della Williams FW19: il divario, purtroppo, non cambiò durante le qualifiche, dove entrambe le T97 non riuscirono nemmeno lontanamente ad avvicinarsi alla soglia minima del 107% che garantiva la partecipazione al GP della domenica. Il risultato? Tutto da rifare per la prossima sfida ad Interlagos, in Brasile.

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    LOLA MASTERCARD: UNA FINE INGLORIOSA…

    Subito dopo la debaclè di Melbourne, gli ingegneri della Lola cominciarono ad apportare alcune modifiche alle fiancate e alle sospensioni delle vetture, per le quali la principale speranza all’orizzonte - in realtà - era il più potente motore Cosworth a frazionamento V10. Le T97/30 furono spedite nei box di Interlagos… ma lì vi rimasero per molteplici problemi portati nel frattempo in luce dallo sponsor Mastercard.

    Per via delle scarsissime (praticamente nulle) prestazioni in Australia, l’azienda americana aveva deciso di ritirare i finanziamenti per il progetto Formula 1 della Lola e questo aveva costretto Broadley ad interrompere tutta l’attività in pista. Nel frattempo, inoltre, la factory britannica aveva accumulato circa 6 milioni di sterline di debiti e rischiava la bancarotta, fortunatamente scongiurata grazie all’intervento dell’imprenditore Martin Birrane che rilevò l’intera società. I materiali della (poco) gloriosa Mastercard Lola, invece, furono acquistati da Zoran Stefanovic per l’esordio (mai avvenuto) della sua scuderia, la Stefan Grand Prix. Questa, ovviamente, è un’altra storia, ma noi vogliamo ricordare la sfortunatissima T97/30 con un hotlap di tributo sull'Albert Park di Melbourne: chissà cosa avrebbe potuto fare se fosse stata sviluppata in maniera migliore...

     

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