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    Driving Simulation Center e DrivingItalia alla Quattroruote Academy

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    Dopo l'anteprima di alcuni giorni fa, torniamo a parlarvi nel dettaglio del prestigioso Master Racing Engineering di Quattroruote. Lunedì scorso 20 novembre infatti, il Driving Simulation Center e DrivingItalia, sono stati invitati a partecipare come ospiti e relatori ad una lezione proprio del Master Racing Engineering della Quattroruote Academy. Un’occasione unica e speciale, per vedere più da vicino il mondo dei futuri ingegneri di pista ma soprattutto per scambiare informazioni tra il mondo reale e quello, invece, completamente virtuale e simulativo che più ci appartiene.

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    Quello dell’ingegnere di pista è un lavoro unico, impegnativo, stressante, avvincente. Per alcuni è il lavoro dei sogni, per altri è già il lavoro di tutti i giorni, ma per i quindici ragazzi guidati dal mitico Ingegner Giancarlo Bruno, è ciò che sarà molto probabilmente il loro futuro. Al Master Racing Engineering, infatti, l’obiettivo è di formare giovani ingegneri in grado di affrontare le numerose e complicate sfide che si troveranno di fronte una volta ai box, al fianco dei piloti. Facciamo, però un passo alla volta e vediamo cosa si nasconde dietro questo Master, avendo avuto la fortuna di vedere da vicinissimo i retroscena del corso e conoscere non solo i ragazzi ma anche chi si occupa della parte organizzativa. Innanzitutto specifichiamo che il Master è organizzato e sponsorizzato dalla Quattroruote Academy e si svolge presso la sede principale del famoso quotidiano automobilistico. Ciò che offre Quattroruote è una serie di lezioni frontali in inglese, tenute niente meno che dall’esperto ingegner Bruno e seguite da numerose ore di pratica non solo in aula ma anche durante veri week end di gara; ogni volta s’intraprendono aspetti diversi del mondo del motorsport e, giacché lunedì l’argomento sottoposto agli studenti era la simulazione, siamo entrati in gioco noi di DrivingItalia e del Driving Simulation Center. Come mai la simulazione? Beh, semplicemente perché ormai, quel mondo virtuale che sempre più, anche nei campionati minori, sta prendendo piede e guadagnando importanza nella preparazione di auto e gara, ha bisogno di essere parte integrante dell’ingegneria. Ecco quindi entrare in gioco il Driving Simulation Center e DrivingItalia, che eravamo presenti non solo per assistere ma proprio per spiegare cosa significhi il concetto di simulazione oggi e soprattutto fare chiarezza con esempi e pratica sul posto. Per l’occasione abbiamo installato una postazione all’avanguardia, allestita proprio dal Driving Simulation Center, in collaborazione con la Kunos Simulazioni (il software utilizzato è naturalmente Assetto Corsa), Sparco, Simulator Giantruck, Manu Factory e Thrustmaster, il tutto servito attraverso l’impareggiabile esperienza di Oculus Rift e la sua realtà virtuale.

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    Partiamo subito dal fatto che l’accoglienza a noi riservata è stata non ottima, eccellente. Anche grazie all'utilizzo del simulatore, si è potuto procedere con la presentazione vera e propria. Essendo principalmente una lezione, il nostro Nicola Trivilino è stato invitato a spiegare, con l’aiuto di slide sullo schermo, cosa è stata in passato, come si è evoluta e cosa è oggi la simulazione; principalmente per ciò che riguarda le auto, ma questo è ovvio. Una volta entrata nel vivo la lezione, dopo una mezz’oretta circa di spiegazioni precise e concise, è toccato ai due piloti in carne ed ossa, salire sulla postazione dinamica made in Simulator Giantruck e scendere in pista, seppur virtualmente, per fare da veri e propri tester. Lo scopo di questa dimostrazione, o meglio esercitazione, perché di questo si trattava, era mettere alla prova gli studenti di fronte a continue richieste da parte dei piloti su eventuali cambiamenti del setup, ai fini di migliorare il comportamento della vettura. Ecco nei particolari, come si è svolto il tutto: il primo a provare l’ebbrezza della postazione dinamica è stato il pluricampione del Ferrari Challenge, Stefano Gai, uno che il manico ce l’ha eccome ma che soprattutto ha esperienza da vendere. Il software utilizzato per l’occasione è stato l’AC Engine, sotto le vesti del sim Assetto Corsa, il quale si adatta perfettamente a queste prove dimostrative grazie al suo alto livello professionale e al suo realismo. Per far immedesimare ancor di più il pilota e rendere più veritiera possibile la dimostrazione, abbiamo sfruttato l’alta immersione garantita da Oculus Rift CV2, sapientemente impostato a dovere per evitare strani effetti, come sfarfallii o sovrapposizioni. Stefano ha così potuto inanellare una serie di giri per poi confrontarsi con gli studenti e dire la sua sul comportamento dell’auto. Da tenere assolutamente presente che la vettura con la quale è sceso in pista era la “sua” Ferrari 488 GT3, in particolare sul circuito di Monza, con setup default, il quale è risaputo, non essere il massimo, soprattutto per questa pista. Dopo il primo run, Stefano, in inglese ovviamente, ha confidato di avere un grosso problema in entrata curva, con la vettura piuttosto “lazy”, cioè non molto reattiva. Tutte le indicazioni del pilota sul comportamento della vettura sono state analizzate e verificate anche tramite la telemetria AIM, entrando anche nel dettaglio di questioni tecniche molto specifiche, come ad esempio il comportamento proprio delle sospensioni. Lo stupore e soddisfazione di Giancarlo Bruno e dei suoi allievi erano mano a mano sempre più alti, nel constatare in quale incredibile misura il comportamento del simulatore, le reazioni della vettura ed il feedback del pilota fossero identici a quelli che avrebbero visto sulla pista reale!

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    È toccato quindi ai futuri ingegneri di pista pensare in poco tempo, anzi, immediatamente, alle soluzioni più plausibili, le quali poi, sono state passate al vaglio dall’Ingegner Bruno. Gli studenti, in particolare, hanno suggerito di intervenire principalmente su antirollio ed estensione della molla, con il primo che è stato effettivamente cambiato. Sceso di nuovo in pista, Stefano ha poi riportato in diretta che i problemi precedenti erano stati risolti, ma dei nuovi se ne erano presentati, fra tutti l’incapacità della Ferrari di salire sui cordoli all’Ascari e alle varianti. Apportati poi i cambiamenti al setup proposti dai ragazzi, il pilota Ferrari si è cimentato un’ultima volta in una serie di giri, cinque in tutto, che gli hanno permesso non solo di abbassare i tempi e avvicinarsi a quelli reali, ma soprattutto di trovare quel feeling con la vettura che ancora gli mancava. Al termine di questa prima dimostrazione, Stefano ha ribadito l’ottimo lavoro fatto dagli studenti e ha percorso, in via del tutto dimostrativa, un paio di giri con gomme soft (da specificare che negli altri run montava gomme medium): conseguenza di questo cambiamento è stato un ulteriore miglioramento dei tempi con le sensazioni al volante che sono rimaste prevalentemente positive, segno che il lavoro fatto da chi stava seduto a osservare attentamente è stato coscienzioso e utile. Dopo questa prima prova c’è stata una breve chiacchierata, seguita dall’immancabile pausa pranzo.

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    Ritornati in “aula”, è stato il turno di Raimondo Ricci, il Rookie Terribile, neo campione del TCR Italy nella categoria TCT. Poiché su AC non vi è la sua Peugeot 308 TCR, si è deciso di fargli guidare l’auto che più si avvicina e cioè l’arrembante Audi TT Cup del 2016. A differenza della Ferrari di Stefano, che è una trazione posteriore con motore centrale, qui siamo di fronte ad una trazione anteriore con motore posto davanti all’abitacolo; una vettura completamente diversa, quindi, che necessita di setup e accorgimenti diametralmente opposti. Anche la pista è stata cambiata e, su consiglio di Raimondo, la scelta è caduta sul mitico Autodromo di Imola. Gli studenti hanno dovuto dimenticarsi, quindi, dei lunghi rettilinei e delle poche curve del circuito brianzolo per fare spazio alle asperità che caratterizzano la pista romagnola. Come fatto in precedenza, anche in questo caso l’assetto è stato impostato su default, così da permettere ai ragazzi di fare pratica, giacché nella realtà le cose potrebbero essere anche peggiori della simulazione. Il primo problema riscontrato da Raimondo dopo tre giri, è stato un fastidioso sottosterzo in uscita di curva, con l’anteriore della vettura che si alzava troppo, sempre in uscita. Questo ha impedito al pilota di portare a termine dei giri validi e l’ha condotto persino a commettere degli errori alla Rivazza e alla prima variante. Seguendo lo schema della giornata, i quindici ragazzi hanno perciò suggerito delle modifiche da apportare che effettivamente hanno permesso a Raimondo di trovare un miglior feeling e terminare cinque giri senza sbavature ma al contrario con ottimi intertempi. Tuttavia, migliorata da una parte, l’Audi ha iniziato a soffrire sui cordoli, con il pilota che non poteva aggredirli come invece era portato a fare, data l’esperienza reale. Dopo aver agito su molle, ammortizzatori e camber, i risultati sono stati ottimi e il riscontro finale è stato più che positivo.

    Essendoci ancora del tempo sulla tabella di marcia e visto il generale interesse nei confronti del simulatore, su suggerimento dell’istruttore del corso, si è deciso di stravolgere il setup dell’auto un’ultima volta, impostando dei valori riguardanti l’estensione della molla, alquanto bizzarri. Risultato: l’Audi sul giro secco non era così brutta da guidare ma sul passo gara si era trasformata in un inferno per il pilota, costretto a correggere e controsterzare in continuazione. Lo scopo di questo esperimento era di mostrare ai ragazzi come alle volte ci si possa presentare in pista con un setup che si pensava completamente errato ma che in realtà offre degli spunti da cui partire per ottenere una vettura competitiva. Al contrario capiterà spesso di essere convinti di arrivare pronti con la vettura per la gara e trovarsi il pilota sempre ai box, pieno di dubbi e richieste. Infine, come ennesima ultima prova (anche questo segno che tutti si sono appassionati al mondo della simulazione) a Raimondo è stato chiesto di correre in condizioni di asfalto freddo, con alta umidità e nebbia: ovviamente i tempi sul giro si sono alzati, ma ciò è servito comunque come spunto per l’Ingegner Bruno affinché ricordasse ai suoi allievi come il clima sia una componente fondamentale che può essere studiata e testata anche al simulatore.

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    Al termine della giornata, la serietà e la determinazione hanno lasciato spazio alla voglia di divertirsi, non solo dei giovani studenti ma anche di chi fa parte di una generazione più analogica. È stato il turno, infatti, del carissimo Ingegner Bruno, che con la Ferrari 488 GT GT3 si è divertito a spingere fin da subito al limite... commettendo però, qualche errore di troppo. Il sorriso sul suo volto, però, era notevole e i continui apprezzamenti per tutti i mezzi a nostra disposizione mi hanno fatto pensare che davvero, la simulazione stia conquistando sempre più il cuore degli appassionati di auto. D’altronde, a oggi, è quasi impensabile progettare, realizzare e sviluppare un’auto da corsa valida, senza l’ausilio della tecnologia e quindi dei simulatori. E a maggior ragione dopo questa giornata è risultato chiaro, come il binomio ingegneria-simulazione sia sempre più importante e meriti di essere trattato con rispetto e dedizione da entrambi i lati.

    E' stato anche presentato, fra i tanti, il progetto curato dal Driving Simulation Center per il Polimarche Racing Team, con la realizzazione della monoposto Formula SAE 2016 (creata dal team ASR Formula), che ha permesso non solo l'allenamento dei piloti del Politecnico di Ancona, ma anche diversi collaudi e test comparativi per l'assetto ottimale in pista.

    Se da una parte, quindi, la simulazione fa uso e necessita delle conoscenze per funzionare, dall’altra, l’ingegneria farà sempre più affidamento sulla controparte virtuale. È ormai un dato di fatto e questo piccolo ma grande evento ne è la prova più lampante. Non solo: vedere le espressioni dei ragazzi e dei più grandi, mentre i piloti davano il massimo “a bordo” di un’auto virtuale, mi ha davvero colpito e rasserenato. Questo significa che il mondo dei simulatori è e verrà sempre più apprezzato e, ciò, per noi sim racers, non può che essere un bene. Vorrei infine ringraziare caldamente tutto lo staff di Quattroruote per la possibilità dataci che noi abbiamo colto e apprezzato infinitamente. Altrettanto doveroso, è ringraziare tutti gli sponsor che hanno collaborato nella realizzazione della postazione guida, vero gioiellino di livello professionale. Per ultimo, ma non meno importante, un ringraziamento speciale va a Nicola Trivilino che mi ha permesso di prender parte all’evento e che gestisce con estrema passione il Driving Simulation Center. Grazie per l'attenzione, alla prossima!

    A Cura di Mauro Stefanoni

     

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